Di solito, prima di poter trarre delle ragionevoli conclusioni in merito ad un anno, si aspetta il suo dolceamaro epilogo. Tra regali, riunioni familiari, abbuffate infinite e luci natalizie, si ripercorrono i 365 giorni passati, caricando di nuove aspettative l’anno venturo, a riprometterci di cambiare, di migliorarsi, di dimagrire e di scoprire nuovi angoli del mondo. A dicembre, in particolare il 31, sui social imperversano post di persone che, con una foto ad hoc, sentono il bisogno di trarre le conclusioni in merito all’anno che si gettano alle spalle. E lo ammetto, anche io lo faccio, o meglio, di solito lascio che le foto parlino per me, senza necessariamente frasi ad effetto.
Il mio, di anno, potrebbe anche concludersi qui, agli inizi di giugno, e vorrei tanto che potesse essere così. Dal suo inizio, quest’anno non ha fatto altro che portare sciagure, e proprio nel momento in cui meno me lo aspetto, quando penso che proprio peggio di così non possa andare, ecco che la vita continua a mettermi alla prova. Ci sono tanti, troppi momenti in cui continuo a chiedermi ‘perchè proprio io? Perchè tutto questo sta succedendo proprio a me? Quando finisce tutto? Quando metteranno (chi, non si sa) fine al mio dolore?’ Lo so, è un ragionamento da egoisti, si tratta di anteporre le proprie emozioni a quelle degli altri, che forse tanto bene nemmeno se la stanno passando.
La mia isola felice, quando credevo che la mia vita fosse al posto giusto al momento giusto, ha iniziato a sprofondare nel mare più aperto e burrascoso, lasciandomi sola e alla deriva. Prima di annegare, per fortuna ho trovato delle persone che mi hanno lanciato delle scialuppe di salvataggio, che hanno eretto una fortezza tutta intorno a me per proteggermi, mentre io cercavo di capire cosa farne del mio cuore andato in mille pezzi. Nel marasma, mi sono sentita dire un sacco di frasi. Mi hanno assicurato che al momento le avrei ritenute tutte di circostanza, ma in realtà poi le avrei assimilate e fatte mie, realizzando che non c’è verità più profonda dei luoghi comuni (magari non tutti, ma se sono diventati luoghi comuni, un motivo deve pur esserci).
Da allora, dall’inizio di questo maledetto 2019, ho iniziato pian piano a riprendere a spizzichi e bocconi la mia vita in mano, a rimettere insieme il puzzle e crearne uno esclusivamente mio, tutto mio da poter ammirare e apprezzare, per capire fin dove, da sola, sia in grado di arrivare. Ed è arrivato anche questo momento, in cui ho pensato che sì, sono una roccia, che la vita mi stava regalando nuove prospettive e nuovi modi differenti di capire le cose, ad essere più tollerante e smussare gli angoli delle mie certezze più radicate, perchè non c’è intelligenza più profonda dell’abilità di mettersi costantemente in gioco, costantemente in discussione.
E poi, proprio mentre decido che giugno è il mese del giro di boa, il mese di svolta dell’annus horribilis, si rifanno vivi i fantasmi del mio passato. Mi stavano aspettando, mi volevano dire che con me non avevano ancora finito, che c’è ancora del lavoro da fare e sono lì a chiedermi il conto, quando pensavo in realtà di aver saldato abbondantemente il mio debito con il cosmo. Ancora una volta, mi hanno messa a dura prova, mi hanno fatto capire che la frase ‘peggio di così non può andare’ deve essere abolita dal mio vocabolario, perchè in realtà al peggio non c’è mai fine.
Sono arrivata a pensare che questo sia lo scotto da pagare per aver vissuto un 2018 da togliermi il fiato, tra viaggi, soddisfazioni lavorative e tutto l’amore del mondo. Probabilmente, invece, le cose devono capitare quando devono capitare. Una volta Beyoncè, in un’intervista, ha detto che i fallimenti arrivano quando meno ce lo aspettiamo, ma occorre accettarli, e imparare la lezione. Non si è mai troppo pronti, troppo adulti, troppo saggi per i fallimenti. Succedono quando devono succedere.
Quello che sicuramente ho capito, è che dipende molto dallo spirito con il quale si affrontano le situazioni, e in questo mi sento decisamente migliorata. Ho capito che piangersi addosso non serve assolutamente a nulla, e che la felicità bisogna ritagliarsela in quei piccoli momenti che possono sembrare banali, ma in realtà necessari. Forse hanno ragione tutti quando dicono che le cose non capitano a chi dovrebbe proprio meritarsele, ma alle persone più buone, quelle migliori rispetto a tante altre che continuano a marcire nelle loro piccole, insulse convinzioni, sebbene in realtà siano morte dentro e, a ben guardare, tanto bene non sono messi nemmeno loro. Diciamo che io mi sento di aver avuto un colpo brusco, dal quale poi ne uscirò a testa alta, col tempo e le dovute precauzioni. Loro, invece, hanno addosso una malattia cronica che porteranno per sempre addosso.
Ma i conti in tasca agli altri non portano da nessuna parte. Ogni mattina, ciò che troviamo davanti allo specchio è solo il nostro riflesso. E per quanto i fattori esterni possano influenzarci negativamente o positivamente, siamo solo noi che dobbiamo decidere come reagire, trovare la forza per andare avanti sempre. I momenti bui ci saranno, in modi e tempi che mai ci saremmo aspettati, ma anche in quel caso dovremmo concederci la libertà di cadere per soli 5 minuti, e capire quale sia la nostra scelta migliore per risollevarci.
Nel frattempo, caro 2019, potresti andar via?
Jessica