Dopo più di un anno mi ritrovo a calpestare con i polpastrelli i tasti di un pc, e non è – stranamente – per inviare una mail. Dopo più di un anno penso a questo blog, alle cose che avevo da dire, e a come vorrei dirle. Ma poi, puntualmente, la pigrizia, la stanchezza, la riluttanza nel tornare a casa e mettermi davanti ad un altro pc hanno il sopravvento, e quindi rinuncio. Rinuncio a dar voce ai pensieri, i miei, che poi sono quelli un po’ di tutti. Questa volta però ho voglia di condividere qualcosa, qualcosa di bello, che è frutto della casualità e del modo in cui, anche in passato, mi sono poi ritrovata a digitare i caratteri su di un foglio bianco.
Ieri pomeriggio, dopo lavoro, sono andata con una collega a consumare un aperitivo veloce, prima che i camerieri facessero piazza pulita di tutte le sedie attorno a noi, mettendoci giusto quella piccola ansietta di dover trangugiare il cibo e le bevande prima che te le portino via. Tra una chiacchiera e l’altra, ci troviamo a parlare delle mancanze, o meglio, io mi ritrovo a confessare che le due cose che più mi mancano al mondo, sono il mare e il cielo stellato. E non parlo mica del Grande Carro, dell’Orsa Maggiore. No.
Io parlo proprio di quel manto di stelle visibili ad occhio nudo, di quel tappeto incantevole che ci sovrasta ogni notte e noi, con le teste immerse nei cellulari, nemmeno ci accorgiamo che esistono, che sono sempre lì, inamovibili, sebbene noi non ce ne curiamo. Ecco, io in realtà me ne curerei, se solo potessi ammirarle ogni sera. Ma purtroppo così non è. La mia collega infatti mi ricorda di quanto non solo Milano, ma la Lombardia in generale, sia troppo illuminata per poter ricercare un punto nel quale poter realizzare il mio desiderio.
Non potendo soddisfare questa richiesta, non ora per lo meno, la mia mente viaggia a ritroso e mi catapulta a quasi 15 anni fa, quando da una barca che ci portava a Positano, ho alzato gli occhi al cielo e mi sono ritrovata di fronte a questo spettacolo, a questa meraviglia della natura che ho catturato con lo sguardo e ora conservo nel cuore. Era la notta più buia, circondata dal nero del mare e da queste sagome silenziose che erano le montagne della costiera, eppure ci pensavano le stelle ad indicare la via maestra (o il radar del capitano, ma lasciamo pure l’immagine romantica). Ad incorniciare il tutto, quella staticità è stata movimentata da una stella cadente, come un banalissimo film in cui viene ripresa una notte stellata qualsiasi. Oddio se era bello!
I ricordi poi si sono spostati un po’ più avanti nel tempo, a due anni fa, nelle sere d’estate pugliesi, in aperta campagna e con tanto buio da poter, anche lì, alzare il naso al cielo, sempre e comunque. Quante sono state le stelle cadenti che ho visto in quelle serate, davvero non saprei dirlo. Erano tante, tantissime, e io le volevo guardare tutte, farle mie, ché di desideri in quel periodo ne avevo troppi e ognuno doveva trovare il suo posto nel mondo. Un po’ come me.
Oggi darei oro colato che non ho pur di stendermi e ritrovarmi un manto del genere sotto agli occhi. A volte, a casa, spalanco la finestra e mi stendo sul divano, guardando fuori, su, sempre più su, alla ricerca di quei puntini luminosi. Ma nulla, proprio non li trovo. Le luci artificiali sono talmente tante che illuminano a giorno 24 ore su 24. Quindi, sebbene l’istinto mi dica sempre di guardare, e cercare, e guardare ancora, proprio non le trovo.
Ieri, dopo l’aperitivo, saluto la mia collega e torno a casa. Stanca, sfinita, sudata. Dopo tutti i riti necessari, mi catapulto sul divano con l’intenzione di farmi del male, e avvio uno dei miei film preferiti in assoluto, ‘Vi presento Joe Black’. Non so perché, davvero non so spiegarmelo, però ad un certo punto ho guardato fuori, e proprio allora ho visto una scia, una di quelle che conosco e che cerco sempre. Era una stella cadente. Non erano luci ad intermittenza di aerei di passaggio, era proprio lei. E sono stata felice, per un attimo, che sia stata lei a cercarmi. Ho subito condiviso la notizia con una mia amica, la quale prontamente mi ha chiesto se avessi espresso un desiderio. La mia risposta è stata ‘no’. La stella era il mio desiderio, prima ancora che cadesse, lei sapeva già che avevo bisogno di un segno. E tanto mi basta.
A volte passiamo giorni, settimane, mesi, a rincorrere qualcosa, qualcuno, che non è né disposto, né presente, né disponibile, per ritrovarci poi con un pugno di mosche. E poi, ci sono altre volte in cui sono quelle stesse cose a trovare noi. E come direbbe Susan in ‘Vi presento Joe Black’, le cose verranno da sole. Che spreco di tempo affannarsi, è veramente inutile. L’accanimento non può portar altro che ad una spirale distruttiva, e forzare i tempi, i modi, le persone soltanto perché viviamo in un mondo che gira più veloce di noi, credetemi, non ne vale proprio la pena.
Dedicato a chi non smette di puntare il naso in su, nonostante le stelle siano sempre nascoste e tu, incessantemente, continui a cercarle. Saranno loro a venire da te quando meno te lo aspetti. Quando non le cerchi, sono loro a trovarti.
Jessica