Il mio compleanno coincide inevitabilmente con l’inizio di un nuovo calendario. Da brava capricornina meticolosa, per me ha perfettamente senso che il mio compleanno inauguri l’anno nuovo. Di solito carico il numero in più sulle mie spalle e sul mio calendario di infinite aspettative. Ma questa volta vorrei fermarmi un attimo a raccogliere alcune delle cose che ho imparato nell’anno dei miei 28. E quindi ecco un mini elenco che mi sento di condividere con voi.
Ho imparato a cucinare piatti nuovi.
Ho imparato otto accordi di chitarra, pian piano riuscirò a dare un senso anche al ritmo.
Ho imparato a cavarmela da sola.
Ho imparato a chiedere aiuto quando ne ho avuto bisogno, perché sempre da soli non si va molto lontano.
Ho imparato a ridurre l’uso dei social, perché condividere momenti nella vita reale è di gran lunga più prezioso del mostrarlo a tutti per ottenere spasmodici consensi.
Ho imparato a dormire completamente al buio e in un letto troppo grande.
Ho imparato a gestire le spese, ma su quello devo ancora lavorare un bel po’.
Ho imparato lo spirito di condivisione e di ospitalità, ma su quello sono napoletana, partivo con un minimo di vantaggio.
Ho imparato a scacciare gli insetti e a non fare scenate troppo melodrammatiche.
Ho imparato a contare fino a dieci, e in alcuni casi anche fino a venti. Non per tacere. Semplicemente, credo ci siano modi e modi per esprimere lo stesso concetto, e con un po’ di gentilezza in più si può ottenere un risultato migliore senza doversi necessariamente mangiare il fegato.
Ho imparato che l’autocritica è giusta, va bene. Ma non va bene accollarsi tutte le colpe.
Ho imparato a chiedere scusa, e che l’orgoglio non serve a nulla.
Ho imparato che il confronto non significa necessariamente dover litigare, sebbene non sia mai piacevole.
Ho imparato che l’inaspettato è molto più bello del pianificato, che a volte cambiare abitudini e strade ti porta ad esplorare le novità.
Ho imparato a pormi degli obiettivi, ricordandomi di non vivere però in virtù di questi, che le cose belle succedono quando andiamo a prenderci un caffè.
Ho imparato che, per quanto si guarisca, ogni tanto una ferita può tornare a far male. Ma poi passa. Di nuovo.
Ho imparato che al peggio non c’è mai fine.
Ho imparato a volermi bene, a non volere più le cose poiché costretta o per il compiacimento altrui. Forse ho guadagnato un paio di anni per questo.
Ho imparato a non guardarmi con gli occhi degli altri, e a non guardare gli altri. Se una cosa fa bene a me e non a questi fantomatici ‘altri’ che non sanno un cazzo, a cui ho mostrato solo la superficie e non l’iceberg nascosto, lo faccio e basta.
Ho imparato che stare soli è diverso dal saper stare soli, e la differenza non la fa solo il verbo, ma anche la predisposizione mentale.
Ho imparato che al mondo ci sono mille motivi per far ingrossare il fegato, ma ho scelto di restare in salute fregandomene un po’ in più.
Ho imparato che le soddisfazioni lavorative non devono necessariamente essere motivo di superbia o ripercussioni sulla propria vita. Il privato e il lavoro dovrebbero essere due concetti a sé stanti.
Ho imparato che la vita non va mai come vorresti, e che la maggior parte della vita stessa dipende da come decidiamo di affrontare le avversità.
Ho imparato a far mie tutte queste banalità apparenti. Perché le parole sono molto belle, ma la pratica, miei cari, è tutta un’altra cosa.
Entro nell’anno dei 29 con l’umiltà e la voglia di imparare ancora molto, di condividere e confrontarmi con le persone che ci saranno e vorranno esserci.
Buon compleanno a te, piccola grande Pupetta!
Jessica