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Quando viene dicembre…

Le persone che addobbano casa prima del tempo sono le più felici.

Ogni volta che leggo questa frase mi viene un’orticaria che si diffonde in tutto il corpo, e anche un prurito alle mani che mi farebbe venir voglia di andare a cercare queste presunte fonti scientifiche per vedere sulla base di cosa arrivano a queste conclusioni.

Per carità, non mi lamento affatto, ma decorare casa in anticipo, ovvero prima dell’Immacolata, data convenzionalmente accettata per fare l’albero di Natale, significa davvero essere più felici rispetto ad altre persone? Io amo le luci, amo tornare a casa e ammirare il mio alberello che ogni anno si veste di una decorazione in più regalata o comprata in luoghi particolari. Amo fare regali e vedere la gioia negli occhi di chi li riceve, più di quanto ami riceverli io stessa. Amo sentire quelle campanelle in giro per la città e le canzoni profuse in ogni angolo delle strade. Quest’anno ho fatto l’albero il… no, lasciamo stare. Per un briciolo di dignità non vi dirò quando ho fatto l’albero. A mia difesa posso dire che ho avuto un periodo molto impegnativo a lavoro, per cui decorare casa sarebbe stato un discorso da slittare troppo in là, quando per me sarebbe stato scandalosamente tardi. Ah, e ne parlo solo ora perché i miei amici accettano la mia, come dire, passione smodata solo nel mese di dicembre e sono costretti a veder consumarsi l’ineffabile destino senza poter dire una minima parola.

Detto questo, devo dissentire dai fantomatici scienziati che affermano che le persone più felici decorino prima casa. Cari scienziati, se solo sapeste cosa ho dovuto affrontare quest’anno, ci pensereste due volte prima di sparare delle affermazioni senza senso. Un po’ come quei comunicati che ti ritrovi di tanto in tanto in cui dicono che i primogeniti sono più intelligenti degli altri fratelli, o che la birra faccia dimagrire, insomma quelle affermazioni così.

Non posso però non ammettere di provare un calore nel petto quando i miei amici leggono notizie sul Natale e mi dedicano un po’ del loro tempo, perché quella determinata cosa li ha indotti a pensarmi. L’ultima proprio ieri, quando una mia amica mi ha scritto un messaggio. Lei da un po’ di tempo ha abbandonato i social e non ha bisogno di quelli per ricordarsi di una persona. In tv aveva sentito questa notizia accertata da fonti presumibilmente scientifiche, e mi ha pensata. Questa dovrebbe essere la felicità, lo spirito che dovrebbe portare il Natale: tornare alla memoria delle persone a cui si tiene.

Durante il periodo natalizio, inevitabilmente si abbozza un bilancio dell’anno, a tavola si notano i posti vuoti occupati da persone che non ci sono più o non hanno voluto più esserci, e le prime sono sicuramente quelle di cui si avverte maggiormente la mancanza. Penso a mio nonno, che voleva sempre tutta la famiglia riunita. O a mio zio, che in silenzio osservava le risate di tutti appoggiato allo stipite della porta, sempre troppo timido per poter lanciarsi nella mischia a tutti gli effetti. Ricordo che, quando andavo a vedere i cartoni Disney che davano alla tv e mi accoccolavo sul divano, in silenzio veniva a cingermi con un plaid per tenermi al caldo. Per me il Natale è questo, è la memoria di chi non c’è più e vive ancora in noi, è la voglia di costruire nuovi ricordi e dar vita a nuove tradizioni con la famiglia e con chi consideriamo famiglia.

Forse chi addobba casa in anticipo non deve essere più felice rispetto agli altri. Semplicemente, ha scelto di godere appieno il momento con le persone che ama, nonostante le mancanze, nonostante tutto.

Jessica