‘Si avvisano i signori viaggiatori che, a causa di un guasto tecnico, il treno viaggerà con un’ora di ritardo’
‘Iamm che cazz’ ‘Ma c sang ra maronn!’ ‘Cazzo, perdo la coincidenza!’
In questa atmosfera bucolica mi accingo a ritornare a Milano, tra cani che abbaiano come bestie di Satana, bambini che frignano, per non parlare della positività e gioia di vivere del mio vicino di posto.
Si concludono così le mie ferie. All’inizio pensavo di spendere troppi giorni giù, a casa, ma come ho scoperto ben presto, non sono mai abbastanza.
Io non so se saprei lasciar scorrere sulla tastiera le parole giuste per descrivere le emozioni provate, so solo che quando ho messo piede a Napoli centrale, ho pensato: ‘e adesso? Cosa faccio?’
Non ho mai avuto bisogno di darmi una risposta, perché mai avrei pensato che così tante persone mi stessero aspettando, in particolare la mia famiglia. Mai avrei pensato di essere in grado di mettere in pratica la filosofia partenopea, e di prendere le cose così come sarebbero venute.
In quest’ottica, ho fatto, visto, sentito e mangiato (soprattutto) più cose di quanto avrei mai sperimentato se fossi arrivata da Milano con un piano di battaglia scandito al minuto. E mi è piaciuto.
Non sono mancate parentesi spiacevoli, dei bolidi che mi sono ritrovata inaspettatamente dritto in faccia, da cui non sono stata in grado subito di ripararmi. Ma sapete cosa? Sarò un po’ strana, un po’ mistica, ma sono andata a vedere l’alba, ho ascoltato in silenzio le onde del mare, ed è come se avessi fatto pace con me, con i miei demoni, e avessi cacciato via l’ultima fetta del mostro che mi tormentava. E sono stata felice.
Ho accolto i sorrisi, e ne ho regalati tanti, sinceri, a chi lo meritava. Ho capito sempre più che devo evitare situazioni e persone che seguono un altro mantra partenopeo: ‘chi chiagn fott a chi ride’. Mi sono un po’ stufata di queste persone che di fronte a delle (passatemelo) cazzate non fanno altro che lamentarsi, e tu continui a sorridere nonostante il male, nonostante tutto. Ma questa è un’altra storia, magari la racconterò poi.
Nel frattempo, al marasma del treno, si è aggiunta una persona che russa pesantemente.
Torno a Milano, con la solita promessa di tornare a casa più spesso, ma già so che sarò inghiottita dalla metropoli e me ne dimenticherò. Quello che non posso dimenticare però , sono le promesse fatte, e non sono delle semplici parole dette tanto per. Sono dei nodi al cuore difficili da sciogliere, fatti con persone che, consce o meno, mi hanno salvata ogni giorno e continuano a farlo costantemente. E poi, se dei bambini ti dicono che sei dolce, che ti cercano appena si svegliano, che dicono che sei bella senza trucco e ti chiamano zia anche se ti hanno conosciuta cinque minuti prima, come fai a non scioglierti come neve al sole?
Mi arriva una nota audio. È il mio cuginetto, tre anni, che mi dice che sentirà la mia mancanza, e se ho cercato di tenere la corazza nel salutare mia cugina che ha fatto una corsa stamattina prima di andare a lavoro e con la quale ho condiviso questa vacanza, nel salutare la nonna, nel vedere il profilo delle mie montagne preferite andar via, non ce la faccio e le mie difese crollano.
Ma so già che c’è altrettanta gente che mi sta aspettando a Milano, e allora sorrido perché qualcosa di buono, se tutte queste persone mi vogliono bene, devo pur aver fatto.
‘Scrivi un libro‘ mi ha detto più di una persona. Ci sto pensando da un po’.
Jessica