Pubblicato in: Terra mia

Morto o’ rre, viva o’ rre!

Avevo preparato un altro post per questa settimana. Ma il suo epilogo non è stato come gli altri. Nonostante questa prima metà di luglio ci abbia regalato delle temperature ragionevoli prima del grande caldo, è il mio cuore a ribollire di dolore. Mercoledì 17 e giovedì 18 luglio sono venute a mancare due figure a mio parere importantissime della scena letteraria italiana: Andrea Camilleri e Luciano De Crescenzo.

Martedì, nemmeno a farlo apposta, ho deciso di fare un giro in libreria per prendere spunto su prossime letture da fare. Mi era rimbalzata agli occhi proprio una sezione dedicata a Camilleri, pensando alle sue condizioni di salute. E poi, mercoledì mattina, apprendo la notizia della sua scomparsa. Ho letto tante cose sul suo conto, ma mai un suo libro. Rimedierò. Ho letto anche tutti gli insulti e i commenti inutili di persone talmente limitate che non si fermano nemmeno davanti alla morte, anzi celebrando la stessa come ‘un pidiota in meno’. Non so se ci sarà mai pace per loro.

E poi, la vera stangata, quella che più mi ha colpito per questioni di campanilismo puro. Luciano De Crescenzo, il signor filosofo-ingegnere. Qualsiasi cosa abbia letto o visto di suo pugno, ha sempre accompagnato la risata alla riflessione. Lui ha sempre incarnato il prototipo del perfetto napoletano ai miei occhi, una persona profondamente legata alla propria terra, avido di conoscerne tutti i segreti, ma allo stesso amareggiato per quella fetta di popolazione incapace di apprezzarla.

Ho notato che, da quando vivo a Milano, ho sviluppato una forma di nostalgia che mi ha portato ad amare sempre di più la mia città, talvolta anche a ricercare segni di Napoli in qualche angolo di Milano e credetemi, non ho fatto fatica. Ogni volta che sento una canzone napoletana, qualcuno al telefono con la mamma che parla in dialetto, mi scappa sempre un sorriso. Ancor di più se sono in compagnia di un mio conterraneo, e ce capimm a sische.

Niente frasi fatte. Niente citazioni. Solo tanto dolore nei confronti della letteratura italiana, nei confronti di un analfabetismo di sentimenti incalzante e una sintesi aspra del cuore, ma non posso esimermi dal non riportare una delle frasi, a mio parere, più belle del pensiero di De Crescenzo: “A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l’ultima speranza che resta alla razza umana.” (Così parlò Bellavista)

Mi immagino una conversazione, che per il momento non avremo il piacere di conoscere ma che non sarebbe tanto inverosimile:

Camilleri: Lucià, c’è troppa ignoranza e cattiveria in giro. Stanco sono. Sai che ti dico? Quasi quasi me ne vado…

De Crescenzo: Andrè, ma lo sai che tieni proprio raggion? Sai che c’è di nuovo? Mo’ veng pur io

Esimio prufessore, vi prometto di comprare tutti i libri che ho segnato nella lista desideri Amazon. Che vi devo di‘, mi fate sentire a casa quando vi leggo.

‘Professó permettete? Un pensiero poetico’: Grazie assaje.

Jessica