Avete presente quella frase: ‘quando siete felici, fateci caso‘? Ecco, ci fate caso quando lo siete per davvero? Ve ne rendete conto in quel preciso momento? O venite colti dalla nostalgia quando ormai si tratta solo di un ricordo lontano? Personalmente, la felicità mi spaventa e cerco sempre di tenerla per me, come quelle cose preziose da custodire gelosamente. Sì, spesso e volentieri ci faccio caso in quel preciso istante, ma la vita dà e toglie troppe volte per poterla sbandierare ai quattro venti. Mi sono anche ritrovata a dire spesso che la felicità altrui disturba, e credo sia vero. Non voglio giocarmi la carta della superstiziosa, ma del resto, sono napoletana, che volete farci.
Spesso mi rendo conto di quanto la ‘napoletanità‘ abbia inficiato sul mio modo di essere, ma soprattutto di agire e di cercare di sdrammatizzare situazioni dove proprio no, non ci sarebbe nulla da ridere. Anche io, come molti miei conterranei, porto dentro quella patina di malinconia per situazioni anche banali. Basta una nota familiare, un tramonto vista mare ed ecco che si riversano i soliti ‘pensieri assaje‘. Che volete farci, sarà l’età che avanza. Anzi no. Chiamiamola saggezza e consapevolezza.
Da buona partenopea, sono cresciuta a pane e Totò, Troisi, De Filippo. Sono in grado di associare ogni situazione o stato d’animo ad una canzone (preferibilmente se di Pino Daniele) o ad uno dei mille modi di dire, che con due semplici parole racchiudono il senso ampio di pensieri fin troppo articolati. Questi personaggi scorrono nelle nostre vene, un po’ come se fossero di famiglia, perché proprio come le famiglie, imprimono un segno indelebile nel tuo modo di essere.
Tornando alla nostra felicità, è a Totò che penso ultimamente, in particolare ad un’intervista che ha rilasciato giusto qualche tempo fa…
Siamo nel 1963, di lì a quattro anni, di Totò sarebbe rimasta la sua eredità, portandosi via la sua classe nell’esprimere concetti semplici, talmente semplici da risultare complessi. Si trova con Oriana Fallaci, sta per rilasciare un’intervista per L’Europeo, e dichiara quanto segue:
Signorina mia, ciascuno ha da portare una croce e la felicità, creda a me, non esiste. L’ho scritto anche in una poesia: «Felicità: vurria sapé che d’è / chesta parola. Vurria sapé che vvo’ significà». Forse vi sono momentini minuscolini di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza.”
Tempo fa, questa frase mi disturbava e non poco. Non la capivo, non la accettavo. Com’è possibile che proprio lui, proprio il principe della risata, possa dire una cosa tanto triste? Eppure, col tempo l’ho capito. La felicità si trova in una di quelle scatole dove all’esterno trovate scritto ‘fragile, maneggiare con cura’. In quegli istanti, spostiamo il velo della malinconia per far spazio a colori più vivi, ne preserviamo il ricordo per poi riporlo nel nostro cassetto segreto. Però sì, Totò ha ragione. La felicità va dosata, semplicemente per essere in grado di riconoscerla, viverla, apprezzarla come merita.
Maneggiatela con cura, la felicità. Non importa a nessuno se siate felici o meno, importa come vi sentite voi, che tesoro ne fate e come avete intenzione di gestirla. Quando siete felici, fateci caso.
Jessica